F.A.Q.
La psicoterapia, cos’è?
“Agisci sempre in modo da aumentare il numero delle scelte tue e altrui”, H. Von Foerster.
Che cos’è la psicoterapia? E’ una di quelle domande su cui si sono scritte fior fior di pagine e a cui ogni professionista potrebbe dare una risposta differente, pur intendendo cose molto simili fra loro.
La sua etimologia suggerisce che sia un “prendersi cura dell’anima” e, più concretamente, un aiuto professionale per affrontare momenti critici della vita (separazioni, lutti, scelte difficili…) o un disagio psicologico e/o relazionale più o meno marcato, con o senza sintomi associati (come gli stati d’ansia o depressivi, ad esempio).
Nell’ambito della psicoterapia ci sono diversi modelli teorici e di intervento, che hanno, comunque, come fine ultimo il benessere psichico dell’individuo. Il mio modello teorico di riferimento è quello sistemico-relazionale.
Il terapeuta sistemico lavora a partire dalla storia dell’individuo e della sua famiglia, per cercare di capire come si sono costruite le mappe attuali, quali sono le dinamiche e i fattori che hanno contribuito all’emergere del sintomo o del problema e sul significato che questo ha per i membri del sistema.
Durante la terapia si cerca di comprendere quali significati e funzioni esprime il disagio, al fine di trovare una modalità più adeguata e meno sofferta di vivere le relazioni, creando nuove trame.
Lo strumento di lavoro principale in una psicoterapia è il “dialogo” che terapeuta e cliente costruiscono insieme nel corso del processo terapeutico. A me piace pensare alla psicoterapia come uno strumento per provare a “raccontarsi” in un altro modo e a guardare le cose da prospettive differenti, così da arrivare a scorgere nuovi significati e trovare un equilibrio più soddisfacente nella propria vita personale e relazionale.
La psicoterapia sistemica permette di lavorare con adulti, famiglie con bambini, adolescenti e coppie.
Nella mia esperienza professionale ho però incontrato persone che avevano vissuto esperienze traumatiche (gravi lutti, esperienze relazionali precoci estremamente disfunzionali…) con le quali sentivo che la psicoterapia non riusciva ad andare a modificare profondamente il nucleo traumatico, pur aiutandole a trovare modalità almeno apparentemente soddisfacenti di gestione della propria vita.
Questi incontri mi hanno portato a pormi delle domande sull’efficacia di un certo tipo di lavoro e hanno fatto si che proseguissi la formazione e maturassi una sempre maggior attenzione alla psicotraumatologia, attenzione che si è concretizzata con la formazione in EMDR. Ciò mi ha permesso di lavorare in maniera più efficace nelle situazioni come quelle sopra descritte, senza tralasciare la formazione sistemica, ma provando ad integrare i due modelli.
Quando rivolgersi allo psicologo
Tante sono le motivazioni che possono portare una persona a rivolgersi ad uno psicologo, ciascuno ha la propria storia ed il proprio modo di fronteggiare gli eventi della vita, ma la base comune probabilmente sarà il desiderio di alleviare una sofferenza più o meno marcata e di raggiungere un maggior livello di benessere.
Nella mia esperienza clinica, le persone che incontro sono spesso spinte dalla volontà di risolvere o alleviare una sintomatologia (ad esempio ansia, attacchi di panico, sintomi psicosomatici, depressione…), che può arrivare ad essere invalidante, incidendo su diversi ambiti della propria vita, riducendone la qualità.
L’intervento dello psicologo può essere utile nel fronteggiare meglio un periodo critico della propria vita o per affrontare eventi traumatici, come un lutto o una malattia grave, ad esempio.
Talvolta le difficoltà sono di carattere relazionale, come problemi di coppia, con la famiglia di origine o di tipo lavorativo, in questo caso il lavoro psicologico può aiutare a fare chiarezza sulla propria posizione nelle relazioni, sul trovare modalità più soddisfacenti e meno faticose di vivere i rapporti interpersonali.
Non dimentichiamo che un percorso psicologico può aiutare a raggiungere una maggiore consapevolezza di sé, a conoscersi meglio in relazione ai diversi ambiti di vita.
Differenza tra Psicologo, Psicoterapeuta e Psichiatra
E’ importante sapere a quale professionista rivolgersi, a seconda dei bisogni specifici che la persona esprime, molto spesso si tende a fare confusione sulle diverse figure che si occupano a titolo diverso di salute mentale. Qui di seguito cerco di fare un po’ di chiarezza in merito:
- Lo psicologo è un laureato in Psicologia che, al termine del percorso di studi, ha svolto un periodo di tirocinio. Per poter esercitare la professione è necessario dare l’Esame di Stato ed essere iscritti all’Ordine degli Psicologi.
A livello clinico, si occupa di consultazioni, test psicologici e valutazioni sulla condizione psicologica della persona, con scopo orientativo e valutativo. - Lo psicoterapeuta invece è un medico o uno psicologo che ha seguito l’adeguata formazione quadriennale post laurea in Psicoterapia ed è quindi abilitato ad esercitare la professione.
Può intervenire nel trattamento di disturbi psicopatologici, di problematiche relazionali o relative al ciclo di vita, pur non potendo prescrivere farmaci.
Diversi sono gli approcci psicoterapeutici e le scuole di formazione, che, pur avendo presupporti teorici e di intervento differenti, sono accomunati dal medesimo obiettivo ovvero il miglioramento della salute psichica della persona.
- Lo psichiatra infine è un medico specializzato in Psichiatria che cura le malattie mentali, sia attraverso consulenze verbali che trattamenti farmacologici. In quanto medico, è l’unico tra le tre figure professionali descritte che può prescrivere farmaci.